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"Appartengo ad una generazione che ha vissuto almeno un terzo della sua vita nella strana condizione di una guerra senza guerra, che però, come le vere guerre, ha condizionato in modo radicale la nostra vita. La sua pervasività fu tale da lasciare, dopo la sua fine, un vuoto di senso, che non è stato riempito se non da rigurgiti di epoche tramontate, che stridono con l'evoluzione che essa stessa causò. Per questo motivo ho voluto osservarla e raccontarla da vari punti di vista storici, politico militari e di relazioni internazionali, ma anche non dimenticando le sue interferenze in mondi, quali le arti figurative, che in teoria non entravano in alcun modo nelle sue ragioni, finendo per avvelenare un'epoca, forse ritardare il progresso morale dell'umanità".